Sprint Race in F1: innovazione o involuzione?

Abstract

In questo articolo viene analizzata la proposta riguardante l’introduzione delle Sprint race in Formula Uno. Partendo dai motivi che hanno portato a questa scelta, fino ad un’analisi dei cambiamenti che comporterà, si cerca di capire se questa novità permetterà un’innovazione o un’involuzione del circus.


La scelta del Circus

Con il voto della commissione che si occupa della Formula 1, l’appoggio del Management guidato da Stefano Domenicali, il benestare di Jean Todt e l’unanimità dei team sulla proposta, si è deciso di introdurre in F1 un nuovo format che ha l’obiettivo di aumentare lo spettacolo e il coinvolgimento dei tifosi. Va precisato che tale scelta non è definitiva e vedrà in quest’anno un incubatore, capace di dare risposte sulla bontà di tale decisione.

Si è optato quindi per sperimentare in tre gare, tra cui la prima Silverstone e poi Monza, la Sprint Race. Essa consiste in una rivoluzione nel funzionamento classico dei weekend di gara perché, mentre prima venivano svolti tre turni di prove, uno di qualifiche e una gara, adesso con questo format le prove libere saranno soltanto due, le qualifiche passeranno al venerdì, venendo sostituite da una Sprint race, gara breve dalla durata di 100km, il cui scopo sarà non solo quello di delineare l’ordine di partenza per il GP di domenica, ma anche di assegnare punti iridati.

Tra gli addetti ai lavori e i nomi più importanti trapelano dichiarazioni e parole di forte ottimismo riguardo i risultati che la Sprint race possa raggiungere. Stefano Domenicali, ad esempio, ha elogiato il progetto, evidenziando come esso sia figlio di un accordo multilaterale e unanime che permetterà alla Formula 1 di aumentare sia il pubblico che lo spettacolo. Jean Todt si è dichiarato felice della collaborazione che FIA e F1 hanno dimostrato in questo contesto e crede che questa scelta sia il modo giusto per migliorare l’intrattenimento. La domanda da porsi però, a questo punto, sorge quasi spontanea, questo format rappresenta davvero la scelta giusta?

Innovazione o involuzione?

Per capire se questa decisione, al netto dell’entusiasmo, possa davvero rappresentare una scelta valida, bisogna analizzare diversi fattori. Il primo di essi, in maniera inevitabile, è la storia. La Formula 1 oltre a rappresentare l’apice del Motorsport, porta con sé un grande Heritage, derivato da oltre 70 anni di storia. Epoche lontane sì, ma che hanno reso il Circus ciò che è oggi. Basti pensare a piloti come Senna o Villeneuve e alle loro gesta, per capire cosa ha rappresentato in passato la F1 e come essa abbia acquisito nel suo DNA un senso di romanticismo e eroicità che forse ai più ormai resta ignoto. D’altro canto, va ricordato che il mondo è in continua evoluzione e così lo è anche il Motorsport. Ma davvero basta innovare e sperimentare per evolversi? Ancora una volta è la storia a venirci in aiuto, in ossequio alle parole di Cicerone “Historia magistra vitae[1]. Non è infatti la prima volta che si cerca di innovare e modificare i weekend di gara e, ricorrendo al caso più recente, i risultati sono stati tutt’altro che rosei. Il riferimento va al tentativo di inserire il cosiddetto sistema “Shoot out” che, con l’idea di eliminare i piloti in qualifica dopo ogni minuto e mezzo, doveva garantire una lotta all’ultimo sangue e uno spettacolo capace di rendere le qualifiche elettrizzanti. Così però non è stato e le qualifiche con questo sistema si sono trasformate in un grande fallimento, che la F1 abbandonò dopo poco. Si tratta di esperimenti diversi e questo è innegabile, ma entrambi mossi dalla stessa motivazione, rendere questo sport più elettrizzante e aumentare il numero di tifosi.

Va inoltre considerato che questo sistema cambierebbe totalmente il modo di lavorare delle scuderie, che dovranno preparare una vettura per la gara già il venerdì, cosa che rende ancora più stressante e difficile il lavoro, vista la drastica riduzione del tempo a disposizione. Va poi tenuto presente che, dopo lo svolgimento delle qualifiche del venerdì, i team avranno poi a disposizione il sabato una sessione di prove la quale, al netto delle regole del parco chiuso, diverrà probabilmente landa di desolazione, in vista anche della Sprint Race da affrontare nella stessa giornata.

Merita anche di essere valutata la questione inerente l’assegnazione dei punti iridati. Anche se si parla di 3,2 e 1 punto in base all’ordine d’arrivo, ciò potrebbe creare diversi problemi. Va tenuto in considerazione, infatti, che dietro i top team ci sono scuderie che arrancano e a cui anche un solo punto potrebbe fare una forte differenza, alla luce dei risultati finali in classifica costruttori. Ciò potrebbe dunque portare a scene nelle quali team di medio bassa classifica si disinteressino totalmente della “vera” gara, al fine di cercare di ottenere anche un solo punto nella gara veloce di sabato. Questo farebbe sì che lo spettacolo invece di crescere durante tutto il fine settimana, finisca per scemare e rendere la gara una mera formalità.

Merita infine una considerazione anche il fatto che questo format, così pensato, non corre solo il rischio di inficiare l’importanza della gara di domenica, ma anche delle qualifiche del sabato, che rappresenteranno poi soltanto un iter che, con la Sprint race, potrebbe cambiare totalmente.

Sprint race: è davvero la mossa giusta?

La Formula 1 sta affrontando un periodo di profonda metamorfosi, partendo dal regolamento 2021 e guardando soprattutto a quello previsto per il 2022. Tale stagione di fermento e innovazione sta portando a prendere scelte, sia ammirevoli (ad esempio: We Race as One[2]), sia troppo affrettate, nonché dettate dall’interesse di trasformare la categoria principale del Motorsport in uno spettacolo il più appetibile possibile a discapito del fattore sportivo. Risulta lapalissiano quindi che tale strada sarà soltanto un ennesimo errore capace di ottenere un effetto opposto a quanto previsto, alla luce delle premesse in gioco. Sarebbe il caso, dunque, di innovare guardando al passato, riscoprendo cosa rendeva la F1 unica ed iconica, andando a valorizzare quegli aspetti, attraverso scelte che permetteranno di raggiungere obiettivi anche di natura economica, ma costruendo un sistema che affonda le sue radici in un pubblico fedele ed appassionato e non sullo spettatore casuale a cui interessa soltanto lo “show” fine a sé stesso. Questo perché il primo sarà sempre legato alla F1 mentre, il secondo, seguirà svogliatamente quello che corre davvero il rischio di diventare un “circus”, fin quando non troverà qualcosa di più spettacolare da seguire.

 



[1] “La storia è maestra di vita”. Cicerone, De Oratore II, 9.


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